Corteo storico Torre a Mare
Corteo storico - Pro Loco di Torre a Mare
Nel 1215 diventa primo conte di Noa Cornelio da Vulcano crociato molto amato da Federico II di Svevia per il suo valore dimostrato in Terra Santa. Molti dei suoi tredici figli diventano condottieri e falconieri al servizio dello stesso sovrano. Nel castello di Noa gli stessi danno vita ad una vera e propria scuola d’armi per cavalieri esperti della spada e del tiro con arco e balestra.
A distanza di secoli, nel 1482, il conte di Noja Marino Brancaccio Capitano Generale dei re aragonesi e abile combattente dona nuovo lustro alla rinomata scuola d’armi. Fedele agli aragonesi e impegnato contro la “congiura dei baroni” il Generale, nel dicembre del 1485, assolda numerosi balestrieri a cavallo addestrati presso il castello nojano per assediare la roccaforte di San Severino del ribelle principe di Salerno.
Nel 1501 Isabella d’Aragona, si trasferisce con i figli Bona, Ippolita e Francesco nel ducato di Bari. La grande passione per i cavalli che Bona condivide con la madre Isabella la invoglia ad allevare, nelle scuderie del maniero nojano, numerosi purosangue ungheresi. A questo proposito va ricordato l’episodio del 13 febbraio 1503 allorquando, l’amico di Isabella e Bona, Ettore Fieramosca e i suoi fidi affrontano, nella famosa “disfida di Barletta”, tredici cavalieri francesi battuti anche grazie ai superbi destrieri delle nojane stalle.
Nel 1541 Bona Sforza, pur risiedendo a Cracovia, memore del periodo felice vissuto nei nostrani luoghi, acquista la contea di Noja da Pietro Antonio d’Azzia all’esorbitante prezzo di 68.000 ducati. Da un documento risulta in dote alla locale Chiesa Madre un drappo di velluto rosso con i ricami dello stemma di Noja e del vessillo degli Sforza chiamato “Palio di Bona Sforza”, probabilmente andato in cenere in occasione della peste.
Anche i Carafa, duchi di Noja per quasi due secoli, coltivano la tradizione del palio e della scuola d’armi altrimenti non si giustifica l’abilità sopraffina dei tanti cavalieri del casato all’uso di spada e pugnale; destrezza che difende la famiglia dall’arroganza dei vicini conti Acquaviva d’Aragona di Conversano e che porta a suggellare l’epopea del celebre “duello di Norimberga”.